GOSSIP D’AUTORE: UNA TRIBUNA LAICA PER IL DAVID #MICHELANGELO
La Galleria dell’Accademia, nei locali dell’ospedale di San Matteo e del convento di San Niccolò di Cafaggio, fu istituita nel 1784 dal Granduca Pietro Leopoldo di Lorena come luogo di studio e approfondimento per gli allievi dell’Accademia delle Belle Arti. Nel tempo, la Galleria si è arricchita di opere grazie anche alle donazioni di privati ed enti statali. Oggi il più importante corpus di opere di Michelangelo Buonarroti si trova all’interno della Galleria dell’Accademia, anche se bisogna menzionare i capolavori presenti al Museo Nazionale del Bargello, nella sala dedicata allo scultore rinascimentale.
Nell’agosto del 1873 il David fu spostato dall’ingresso di Palazzo Vecchio alla Galleria dell’Accademia. Qualche anno prima si fece acceso il dibattito sullo stato di conservazione del capolavoro di Michelangelo Buonarroti, collocato dal 1504 all’aperto, soggetto alle intemperie e alle azioni infauste dell’uomo. Fu, quindi, molto sentita la necessità di ideare uno spazio architettonico coperto per proteggere il capolavoro, a questo proposito l’architetto Emilio de Fabris fu chiamato per realizzare uno spazio degno che potesse ospitare il David, considerato fin dall’inizio della sua realizzazione simbolo di Firenze.
Così Emilio de Fabris realizzò, nei locali della Galleria dell’Accademia, una Tribuna laica in brevissimo tempo dal 1872 al 1882, fu l’architetto che vinse il concorso nel 1867 e realizzò il progetto della facciata della cattedrale di Santa Maria del Fiore, facciata mostrata al pubblico il 5 dicembre del 1883.
Il David fu spostato, in modo assai rocambolesco, all’interno degli ambienti della Galleria dell’Accademia l’anno successivo agli inizi dei lavori. Il David, infatti, fu incapsulato in una cassa di legno riempita di materiale protettivo, che potesse in qualche modo attutire i colpi durante il trasporto, da Piazza della Signoria fino alla Galleria dell’Accademia. Furono appositamente costruite delle rotaie fino all’interno della galleria per permettere alla scultura di scorrere sui binari senza particolari traumi. A causa di lentezze burocratiche e costruttive, le pareti della Tribuna non erano ancora state innalzate per quell’anno, tantomeno completata la copertura a lucernario. Fu necessario, quindi, lasciare il David dentro la struttura protettiva di legno. La scultura di Michelangelo Buonarroti rimase all’interno della Tribuna, ancora priva di copertura, fino alla conclusione dei lavori avvenuta alla fine dell’ottocento. Il 22 luglio del 1882, in occasione dell’inaugurazione della Tribuna, finalmente si tolse l’involucro ligneo di protezione al David e si liberò la magnifica scultura, disponendola nell’attuale posizione. La Tribuna fu terminata e aperta al pubblico solo nel 1882, portando avanti l’idea di un corposo museo dedicato a Michelangelo. L’architetto Emilio de Fabris progettò uno spazio a pianta quadrata da collocare alla fine di quella che allora si chiamava “Galleria dei quadri antichi”, corrispondente all’attuale Corridoio dei Prigioni. Emilio de Fabris è importante da ricordare anche perché, subito dopo l’inaugurazione della Tribuna, cercò di rendere la Galleria dell’Accademia il Museo Michelangiolesco.
Già nel 1875, con le celebrazioni del IV centenario della nascita di Michelangelo, il comune di Firenze decise di creare una grandiosa mostra con le riproduzioni di gesso dei suoi capolavori scultorei, che fu naturale ambientare all’Accademia, con il fulcro del David. Per questa ragione fu modificato il progetto iniziale della Tribuna di Emilio de Fabris, lo spazio centrale della Tribuna fu dotato di due bracci laterali, che collegassero le due gallerie, fino allora separate, dell’Angelico (cioè quella già chiamata dei Quadri antichi) e del Perugino (già detta dei Quadri grandi). Per questo evento il David fu spacchettato provvisoriamente, entro la Tribuna allestita con tendaggi che coprissero la zona sopra la trabeazione ancora in fase di edificazione.
L’architetto Emilio de Fabris desiderava creare il Museo dedicato a Michelangelo, sicché incoraggiò la raccolta di calchi di gesso di tutte le opere dello scultore sparse nel Mondo. Per un brevissimo periodo vide realizzare il suo sogno, infatti, a destra e a sinistra della Tribuna del David lungo i bracci furono esposti tutti i calchi dei gessi in scala 1:1. Immaginate di vedere lì accanto, le copie di Mosè, della Pietà Vaticana provenienti da Roma, la Madonna con Bambino conservata a Bruges, la Pietà Rondanini, il Cristo proveniente dalla basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma e molte altre ancora. L’idea di Emilio de Fabris era assai originale e moderna per quell’epoca, aveva anche una finalità didattica per gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti. Il Museo Michelangiolesco doveva essere realizzato sul modello della Gipsoteca di Canova di Possagno, dove si vedono accanto alle sculture originali le copie e i calchi. Intorno al 1909 la Galleria dell’Accademia cominciò ad acquistare altre opere originali di Michelangelo: i Prigioni, il San Matteo, in seguito giunse anche la Pietà di Palestrina acquisita nel 1839. La disposizione straordinaria di questo gruppo di opere culminava nella Tribuna con il David.
Negli anni trenta del novecento, quando la Galleria dell’Accademia diventa un Museo indipendente rispetto all’Accademia delle Belle Arti, il progetto del Museo Michelangiolesco è accantonato. È proprio per questo motivo che viene meno l’importanza dei calchi perché non sono appunto degli originali, creati in materiale povero “il gesso”, ma soprattutto perdono il loro ruolo d’interesse didattico, una buona parte furono spostati nella Gipsoteca del Liceo Artistico di Porta Romana. I “Gessi” non hanno valore artistico ma valore storico, sono calchi ottocenteschi realizzati sugli originali michelangioleschi in occasione delle celebrazioni del IV centenario della nascita di Michelangelo, come testimonianza di un primo Museo dedicato a Michelangelo Buonarroti.
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