A BAGNO-MARIA!
Nel corso dei millenni la tradizione orale è spesso molto più resistente rispetto a quella scritta, però il rischio è quello di perdere il significato iniziale! Le abitudini in cucina tramandate da generazioni, di madre in figlia, che a noi sembrano quasi banali nascondono sorprese e storie affascinanti! Quando si scalda una pietanza a bagnomaria ignoriamo chi per prima ha ideato una scoperta ancora insuperata, stiamo facendo riferimento a un personaggio di grande rilievo del mondo alessandrino senza saperlo. Miriam o Maria, sorella di Mosè e di Aronne, leggendaria alchimista assegnò il nome all’apparecchio detto “bagnomaria” cioè il doppio bollitore che consente di cucinare il cibo, mantenendo intatto il sapore del principale ingrediente. Tra mito e realtà Miriam o Maria (il cui nome potrebbe significare “Cara ad Amon” figlia di Amram) è descritta come una bellissima donna dai capelli rossi e occhi verdi, ammirata e corteggiata dagli uomini che ritenevano che l’alchimia fosse magia. Maria, la profetessa biblica, era la più importante alchimista del mondo antico e di Alessandria d’Egitto, che era il principale centro culturale dell’Impero Romano. Le pratiche adottate da Maria sono fatte risalire a Ermete Trismegisto e ai suoi culti esoterici. Nel recipiente da scaldare con la tecnica da lei inventata non erano inserite materie prime alcooligene, bensì materiale da utilizzare per ottenerne la pietra filosofale, quella che avrebbe dovuto trasformare per semplice contatto i metalli vili in oro. Il termine “Bagnomaria” anche “Bagno di Maria” è un vocabolo in uso già dal XV secolo. L’introduzione del termine “bagnomaria” nella lingua italiana è, infatti, legato alla diffusione cinquecentesca dell’alchimia, dalla vulgata del trattato di Dioscoride “De Materia Medica” (anno 1557) per opera del veneziano Pier Andrea Mattioli. Maria l’Ebrea si occupò di tante attività, ma a lei si devono soprattutto le invenzioni di ricercate apparecchiature sperimentali per la distillazione, la sublimazione e di alcune tecniche di laboratorio che sono utilizzate ancora oggi. Oltre al bagnomaria, Maria inventò la prima apparecchiatura per la distillazione, il “tribikos”, un dispositivo molto efficace, composto di un recipiente in terracotta, un alambicco per condensare il vapore, tre beccucci di erogazione in rame e diverse ampolle di ricezione in vetro, le cui parti erano collegate e isolate mediante un impasto di farina da lei ideato e raffreddate da spugne fredde. Altra sua invenzione fu il “kerotakis”, un’apparecchiatura per la sublimazione di sostanze. Maria esponeva i metalli ai vapori continui di arsenico, mercurio e zolfo fino a che liberavano il solfuro nero - il “Nero di Maria”- ritenuto il primo stadio della trasmutazione verso l’oro. Maria descrisse anche la tecnica del bagno di sabbia e d’olio, come altri metodi di distillazione. Durante il regno dell’imperatore Diocleziano gli alchimisti alessandrini furono perseguitati e i loro scritti bruciati. La tradizione non fu interrotta completamente e l’alchimia continuò a essere praticata durante il medioevo e l’età moderna finché da essa si sviluppò la chimica nel XVII secolo. Maria fu considerata nel mondo antico, ma soprattutto nel Medioevo, come la depositaria dell’arte magica e alchimistica del popolo ebraico. Questo particolare modo di cucinare prese in un primo momento il nome di kaminos Marias, quindi balneum Mariae e infine “bagnomaria”.
(Viridarium Chymicum, op. cit).
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